Le immagini della cura. Un altro testo, un altro dizionario
Il progetto che ha messo insieme il repertorio di immagini del glossario non è il reportage sullo stato di salute della città, piuttosto le istantanee che ritraggono frammenti di vita della città costituiscono l’altra narrazione delle 40 parole che descrivono il lessico dei paesaggi della salute. La combinazione delle due forme espressive diventa nel libro un gioco di rimandi, un contrappunto in cui testo e immagine fotografica dialogano tra loro in un duetto allusivo che rinvia ad una pluralità di significati. Le fotografie scattate da Giovanna Buccino compongono una scrittura parallela, ovvero un altro testo che accompagna le parole senza mai coagularsi sulla singola voce, ma in quanto testo altro attraversa la scrittura delle parole depositandosi sul significato dell’una o dell’altra, consegnando al lettore lo spazio autonomo dell’interpretazione. Sono immagini in cui i protagonisti sono la città e i suoi abitanti, intercettati della istantaneità dello scatto. In questo dialogo tra scrittura e fotografia le parole diventano stanze che possono accogliere ciascuna delle immagini; un linguaggio specifico che da un lato documenta la realtà, dall’altro tuttavia crea uno spazio di intensità che lascia al lettore la libertà di esprimere un proprio punto di vista sul mondo, perché egli è sollecitato dal “punctum della Fotografia” (Barthes 1980).
La scelta delle immagini ha seguito alcune regole elementari: la prima è di natura formale, ossia le fotografie hanno tutte una analoga inquadratura dello spazio con un prevalente formato orizzontale e una orizzontalità della visione; la seconda regola è stata quella di non accompagnare con una fotografia ciascuna delle parole del glossario, vale a dire che alla molteplicità dei significati che ogni parola può intercettare - tra architettura, città, ecologia, scienze sociali e salute - corrisponde un intreccio composito del contenuto dell’immagine fotografica. La terza regola è stata quella della scelta di immagini di oggetti e luoghi di vita ordinaria che spesso raccontano di difficoltà, di emarginazione o di diversità, ma dai quali tuttavia si coglie il valore di un possibile riscatto, sia sociale sia spaziale che sollecita la necessità e l’urgenza della cura di quelle criticità. Tra le pagine scritte del libro scorre dunque un piccolo atlante di immagini che ci racconta un paesaggio urbano troppo spesso lasciato all’incuria, ma ci parla anche di città fatte di strade vitali, di natura pubblica, di spazi sociali e di condivisione che rivelano una singolare qualità urbana che, nonostante tutto, si prende cura degli abitanti.