L'arcobaleno nero di Vulci. Il ponte della Badia, storia, storie e restauri
Il contributo riguarda le operazioni di analisi e di consolidamento e restauro del millenario ponte sul Fiora. La struttura scavalca con una grande arcata la gola scavata dal fiume in prossimità dell’antica Vulci romana, tra l’attuale Canino e Montalto di Castro. La struttura è frutto di fasi costruttive probabilmente originate nel periodo etrusco, che hanno attraversato l’epoca romana e il medioevo per poi proseguire fino all’attualità che vede lo svolgersi un recente intervento di restauro e consolidamento.
Le trasformazioni hanno consentito la prolungata longevità attestano una capacità evolutiva che ha trasformato un originario ponte in legno su piloni tufacei in una costruzione interamente muraria, robusta e insieme ardita, su cui le manutenzioni e i piccoli adattamenti hanno consentito la vitalità funzionale dell’opera.
Un arco cronologico che è indice degli orizzonti temporali in cui hanno preso corpo le strutture tradizionali e che sembra opporsi alla supposta efficienza e rapidità esecutiva di quelle moderne, nell’immediato, veloci e risolutive ma che mostrano già limiti e costi di sperimentazione senza il collaudo del tempo.
La struttura di Vulci non ha ambizioni di monumentalità, si adatta alle condizioni naturali della gola che supera con un semplice arco a tutto sesto che tuttavia, nelle dimensioni e nella essenzialità costruttiva, possiede un’immagine potente, insieme rassicurante ed emozionante per le altezze vertiginose –circa 32 m-a cui conduce il passante.
Le strutture laterali, minori per dimensioni, integrano ed esaltano l’arcata centrale così come le aggiunte successive, in questa mancanza di ricercata monumentalità, si adattano in una immagine additiva in cui la struttura ha assunto sempre nuovi equilibri. Anche la praticità nell’uso, che ha portato a sfruttare il viadotto anche come sostegno di uno speco per l’adduzione dell’acqua verso l’antica Vulci e per alimentare un mulino, ha nel tempo creato una grande stalattite calcarea che decora come fosse un prezioso merletto il fronte rivolto verso monte. Le ulteriori aggiunte di parapetti medievali e consolidamenti ottocenteschi sembrano anch’essi essere stati assorbiti dall’opera che ne ritrae ulteriori valori formali.
L’operatività recente, resa difficoltosa dall’alea delle piene del Fiora, tumultuoso motivo dell’intervento, costringe ad operare in stagioni limitate e deve essere condotta per episodi, resi continui da una strategia generale ma tali anche da consentire verifiche e riflessioni in corso d’opera. In questo quadro di rispetto e attenzione per l’immagine e i materiali, si inserisce il consolidamento da poco realizzato.