Corte costituzionale

Conversione di un decreto-legge tra ridondanza e omogeneità

Non è frequente che un dubbio sulla legittimità costituzionale di un decreto-legge venga dichiarato fondato; lo è ancora meno quando il dubbio è posto in via diretta da una Regione. Con la sent. n. 247/2019, la Corte costituzionale accoglie il ricorso della Regione Molise contro la norma che prevede l’incompatibilità tra la carica di commissario ad acta per il rientro dal disavanzo sanitario e ogni incarico istituzionale presso la Regione commissariata. II vulnus riguarda il superamento dei limiti implicitamente posti dall’art. 77 Cost. al potere di conversione.

L'Italia dopo il referendum del 4 dicembre 2016:tra rischi di ritorno al passato, delegittimazione politica e prospettive future

L'autore analizza il quadro poltico successivo all'esito referendario del 4 dicembre 2016 contrario alla riforma costituzionale. In questo contesto appare chiaro il ruolo determinante giocato dalla Corte costituzionale con riferimento alla decisione relativa alla costituzionalità della legge elettorale

Il giudizio della Corte per temperare ma non interrompere il trend maggioritario

Il presente articolo riprende la decisione della Corte costituzionale del 24 gennaio 2017 sulla legittimità costituzionale della legge elettorale n. 52 del 2015 (c.d. Italicum), sottolineando l'importanza di un sistema elettorale, licenziato quanto prima dal Parlamento, che garantisca l'equilibrio necessario tra rappresentatività e governabilità.

(Il)legittimità costituzionale dell’art. 426 c.p.c. alla luce del decreto di semplificazione dei riti

La Corte costituzionale interviene sulla questione delle conseguenze del mutamento di rito laburistico, con riguardo alla salvezza degli effetti sostanziali e processuali della domanda, respingendo i dubbi di costituzionalità dell’art. 426 c.p.c. che sul punto erano stati manifestati dal giudice a quo. La decisione del giudice delle leggi desta non poche perplessità, in particolare per la conclusione alla quale approda, anacronistica alla luce del mutamento di rotta inaugurato dal legislatore con il D.Lgs. n.

Oltre la "rigida alternativa" tra vero e falso. identità personale, verità biologica e interesse del minore nella sentenza n. 272/17 della corte costituzionale

L'A. inserisce la decisione nel più ampio contesto dell'evoluzione della giurisprudenza costituzionale e di legittimità, nonché della dottrina relativa alla determinazione e alla conservazione dello status filiationis in situazioni di mancata coincidenza tra attestazione legale della nascita e "verità biologica", anche in relazione alla necessaria tutela del preminente interesse del minore alla conservazione dello status.

Dalla Consulta a Campo Marzio (e ritorno?). Il difficile seguito dell’ord. n. 207/2018 della Corte costituzionale

Il contributo affronta le questioni legate al difficile seguito legislativo della giurisprudenza costituzionale in materia di suicidio assistito e aiuto medico a morire. In particolare, una volta inquadrata l’ordinanza n. 207/2018 nel panorama delle tecniche di decisione della Corte costituzionale, l'A. valuta la proposta di legge C. 2 - attualmente in discussione alla Camera dei Deputati - alla luce dell’ordinanza della Corte, tentando di individuare il perimetro dell’intervento del legislatore, sia con riguardo ai rapporti con la legge n.

Ragionevolezza e bilanciamento nell’interpretazione recente della corte costituzionale

La giurisprudenza costituzionale degli ultimi anni conferma il legame indissolubile tra interpretazione, ragionevolezza e bilanciamento. Si interpreta bilanciando e si bilancia interpretando. Nel saggio si criticano altresì quelle prospettive che fanno coincidere la ragionevolezza con l'uguaglianza oppure che sovrappongono la ragionevolezza al consenso sociale, alla prassi o al diritto vivente.

Nessun diritto di assistenza al suicidio e priorità per le cure palliative, ma la Corte costituzionale crea una deroga all’inviolabilità della vita e chiama «terapia» l’aiuto al suicidio

L'articolo analizza la sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, che ha riscritto l’art. 580 c.p., con una sentenza manipolativa e additiva molto dettagliata. L’aiuto al suicidio resta reato, ma non è più punibile colui che agevola l’esecuzione del proposito suicida nei casi in cui l’aspirante suicida si trova in alcune condizioni, verificate da strutture pubbliche del sistema sanitario nazionale e dai comitati etici territorialmente competenti.

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