Novecento

L’Atlante digitale del Novecento letterario e la prima prova dell'esame di Stato

L'articolo ripercorre le novità che la nuova prima prova dell'esame di stato comporta nell'insegnamento della letteratura del ventesimo secolo. In particolare l'Analisi del testo letterario, puntando su una lettura basata sulle competenze più che sulle conoscenze, implica un diverso approccio alla studio degli autori e dei testi della tradizione letteraria novecentesca.

Scrittori e scrittrici dell'immigrazione

La letteratura italiana, come altre letterature in Europa soprattutto nel corso della seconda metà del Novecento, si presenta con un'articolazione non riconducibile solo al paradigma ottocentesco di letteratura nazionale ereditato dal Novecento sul piano istituzionale e volto al tramandamento di un modello culturale monolingue e monoculturale, che di fatto ha privilegiato autori e autrici autoctoni rispetto al territorio linguistico, geografico e culturale italiano.

Gustavo Botta. Punto di riferimento della vita culturale italiana primonovecentesca

L’intervento si focalizza sull’analisi delle collaborazioni e dei rapporti tra gli intellettuali primonovecenteschi per come questi emergono dagli epistolari contenuti nel Fondo Botta (Fondazione Cini, Venezia). Al centro di questo intervento c’è una figura forse poco conosciuta, ma sicuramente rilevante per la letteratura italiana del Novecento: Gustavo Botta, certamente un personaggio chiave della cultura artistica e letteraria primonovecentesca.

“Mi sembra di impazzire. Come vado avanti?”: (auto)rappresentazione delle strategie didattiche e della figura dell’insegnante nei Giornali di classe di primo Novecento.

Un corpus di oltre 250 registri degli anni 1924-1946, tratti da archivi scolastici di comuni in prevalenza del centro-sud, ha permesso di individuare uno “stile” tipico, riconoscibile nella costante oscillazione tra spinte antitetiche (formularità e usi tachigrafici del genere burocratico, enfasi retorica e letterarietà, opzioni colloquiali e riflessi dell’oralità).
Nei registri si realizza una deriva diaristico-memoriale di segno spiccatamente autobiografico, determinata dall’esplosione della soggettività che i contenuti e l’esperienza riferiti dai maestri comportano.

«Tra l’incudine di queste teste d’acciaio e il martello delle mie autorità». L’atteggiamento educativo dei maestri in un corpus di Registri della prima metà del Novecento

Il contributo si propone di ragionare sull’atteggiamento educativo di maestre e maestri della prima metà del Novecento a partire da un corpus di 290 Giornali di classe ricavati da archivi scolastici di comuni in prevalenza del centro-sud (Umbria, Lazio, Basilicata, Calabria, Puglia ed anche Lombardia).

Dialetto in scena. Vitalità del napoletano a teatro

Ripercorre la tradizione illustre otto-novecentesca del teatro napoletano, da Antonio Petito a Edoardo Scarpetta fino a Raffaele Viviani e a Eduardo De Filippo, indagando il diverso rapporto tra dialetto e lingua sulla scena. Si sofferma poi sulla nuova drammaturgia partenopea e sul suo continuo ripensamento e bilanciamento del rapporto tra tradizione e innovazione, manifestazione della vitalità del napoletano a teatro testimoniata da autori come Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Mimmo Borrelli.

«Oggi s'impara la z per scrivere. "Sono due mesi di sanzioni, ma noi siamo forti e la vittoria sarà nostra"». La didattica dell'italiano nei Giornali di classe dei maestri (1924-1950)

Lo studio prende in esame un corpus di “Giornali di classe” (1924-1950) raccolti in archivi scolastici di diversi comuni (Lombardia, Umbria, Lazio, Basilicata, Calabria, Puglia); tali documenti costituiscono una fonte privilegiata per la ricostruzione delle competenze linguistiche, dell’(auto)rappresentazione dell’atteggiamento educativo, del ruolo e della vita dei maestri nella prima metà del Novecento.

Pirandello. L'impossibile finale

Il libro guarda al teatro di Pirandello dalla prospettiva critica del finale, scoprendo aspetti e significati della sua produzione sinora mai indagati. L’invenzione dell’epilogo a fine Ottocento, ad esempio, può rinviare così alla "fin de siècle", mentre la mancata conclusione dei "Sei personaggi in cerca d’autore" a una drammaturgia circolare. Fra enigmi, parabole, sogni e misteri, molti suoi finali acquistano il significato di emblemi di un’epoca, secondo quanto già teorizzato in miei lavori precedenti sulla tipologia dei finali della letteratura drammatica dai greci ai giorni nostri.

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