Preservation, heritage, adaptive reuse. Il ruolo recente dell’Italia, le interferenze dal mondo globale

02 Pubblicazione su volume
Del Monaco Anna

Una domanda, tra le tante poste dai fenomeni di globalizzazione, non è più rinviabile: tenendo presente quanto è accaduto negli
ultimi quindici anni è forse – o ancora – possibile confrontare le azioni progettuali e gli esercizi teorici degli architetti e degli accademici
americani e cinesi che si occupano di preservation, heritage, adaptive reuse, con le azioni e gli esercizi teorici dei loro omologhi italiani nel settore del restauro e della conservazione del patrimonio culturale?
Al netto delle ambiguità della comunicazione linguistica – questo è specialmente il caso della Cina – è comunque difficile che le posizioni concettuali e gli strumenti operativi utilizzati in culture storico/costruttive tanto diverse tra loro, siano direttamente confrontabili, traducibili e direttamente trasferibili dall’una all’altra. Tuttavia, malgrado ciò, ancora oggi, in questo campo, è riconosciuto all’Italia un ruolo di autorevolissimo riferimento storico e scientifico – difficilmente eludibile – in ragione delle competenze acquisite nella conservazione e nella protezione di un patrimonio naturale, artistico ed architettonico di eccezionale entità e qualità.

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