teatro

Dentro e fuori le mura. Evergetismo ed esclusione nel municipio di Veio

L'articolo concerne la questione lungamente dibattuta relativa alla divisione dei cittadini Veienti in intramurani ed extramurani, attestato nelle fonti epigrafiche. Contro la concezione vulgata, tendente ad ad attribuire questa divisione alla specifica struttura di quel municipio, l'autore tenta di spiegarla con un fenomeno generale della vita municipale: la tendenziale eslcusione dei rurali dal ciclo evergetico.

Pamela, Carlo Goldoni e la scrittura del romanzo in scena

Riassunto – Carlo Goldoni riconosce il successo de La Pamela – commedia
scritta nel 1750 e tratta dal famoso romanzo di Samuel Richardson – nella sua
estetica romanzesca. Lo studio dei vari contesti di produzione e messa in scena de
La Pamela, permette di rileggerla alla luce dell’estetica del romanzo che all’epoca
contribuì a cambiare il modo in cui il teatro veniva praticato. L’eccezionalità de
La Pamela risiede proprio nel ruolo che lettori, pubblico, impresari e attori ebbero
nell’esecuzione e nella produzione dell’opera stessa.

Dialetto in scena. Vitalità del napoletano a teatro

Ripercorre la tradizione illustre otto-novecentesca del teatro napoletano, da Antonio Petito a Edoardo Scarpetta fino a Raffaele Viviani e a Eduardo De Filippo, indagando il diverso rapporto tra dialetto e lingua sulla scena. Si sofferma poi sulla nuova drammaturgia partenopea e sul suo continuo ripensamento e bilanciamento del rapporto tra tradizione e innovazione, manifestazione della vitalità del napoletano a teatro testimoniata da autori come Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Mimmo Borrelli.

L'eloquenza muta. Il senso del recitare agli albori del cinema

Al volgere del XIX secolo l’apparizione del cinematografo, che
segna l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, si colloca sullo sfondo di un
panorama culturale contraddittorio e eterogeneo. Il nuovo linguaggio, per quanto
ancora rudimentale, sembra acuire – più che provocare - la crisi dei linguaggi
“tradizionali”, costringendoli a un ripensamento sul loro statuto e sulla propria
essenza. La forza dell’immagine silenziosa veicolata dallo schermo
cinematografico, in grado di imporsi ciononostante a una platea sconfinata,

Wedekind e la recitazione

Promotore del teatro moderno, Frank Wedekind (1864-1918) è indiscutibilmente uno dei maggiori drammaturghi tedeschi. Nella Germania fra ottocento e novecento - dominata dall’estetica naturalistica - la novità della sua scrittura proto-avanguardista, la struttura antinomica dei suoi drammi, la scabrosità dei temi trattati (in primis la libertà, anche sessuale), ne fecero un personaggio ‘scandaloso’. Le sue opere incapparono spesso nelle maglie della censura e con difficoltà s’imposero nel circuito teatrale coevo. Tutte cose, queste, note ai più.

Mario Ricci. L'attore-oggetto

Mario Ricci è stato uno dei grandi protagonisti della seconda avanguardia teatrale in Italia e il primo rappresentante della tendenza cosiddetta del Teatro-Immagine. All’interno della ridefinizione dell’identità dello spettacolo teatrale che il egli portò avanti, come tutti gli appartenenti alla stagione del Nuovo Teatro – seppur ciascuno a proprio modo -, si colloca anche il senso di una identità nuova dell’attore; ovvero, il ripensamento della sua collocazione all’interno di una nuova concezione registica, poi definite con la nozione di Scrittura Scenica.

Da Schröder a Gotter. Riflessioni sulla pratica del teatro tedesco al tempo dello Sturm und Drang

Fra il 1777 e il 1778, Friedrich Ludwig Schröder si avvia a concludere la prima fase della direzione del Teatro d’Amburgo, assunta nel 1771 alla morte del patrigno,Konrad Ackermann. In questo lasso di tempo, l’attore intensifica la propria corrispondenza con lo scrittore di Gotha Friedrich Gotter, che in qualità di drammaturgo si poneva quale difensore e rappresentante del gusto francese, verso il cui superamento,invece, Schröder era impegnato.

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